CONSAPEVOLEZZA: UN VIAGGIO INFINITO
Per chiunque partecipi a un’aula formativa il tema della consapevolezza del proprio grado di aderenza a un tema è la principale soglia da oltrepassare per trasformare quell'esperienza da un arricchente (si spera) cibo per la mente a un reale piano di sviluppo personale. Proprio su questo tema si concentra la collaborazione tra Arts For e Cfmt nel 2020.
Da più parti negli ultimi anni, specie in relazione alla rivoluzione, che alcuni definiscono dittatura, democratica che i social network hanno generato dando l’opportunità ai 7 miliardi di persone che popolano la Terra di diventare opinionisti di fronte a un’arena potenzialmente globale, si è parlato di effetto Dunning-Kruger. Di che cosa si tratta? L’effetto, che prende il nome da due ricercatori della Cornell University che rispondono al nome di David Dunning e Justin Kruger, è una distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità autovalutandosi, a torto, esperti in quel campo. I due aggiungono: “l’errore di valutazione dell'incompetente deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri”.
A chi non è capitato di imbattersi in questa sensazione? Non che sia qualcosa di nuovo, se è vero che il filosofo Bertrand Russel scriveva: “Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni”. C’è anche chi si spinge più in là. Nel divertente film del 2006 dal titolo Idiocracy, il regista Mike Judge si spinge in una profezia. In un futuro prossimo a venire il mondo sarà interamente popolato da idioti. Una sorta di evoluzione contro-darwiniana in cui la spregiudicatezza riproduttiva degli “idioti” prenderà il sopravvento sulla prudenza esistenziale degli “intelligenti”.
Esagerazione distopiche a parte, il tema della consapevolezza del sé è un elemento centrale della nostra sempre più vanitosa contemporaneità. Da un punto di vista organizzativo il feedback continuo, richiesto e offerto, rimane strumento principe di questa attività ma è sempre più evitato da parte di manager e collaboratori. Da un punto di vista personale invece non tutti sono pronti e disponibili per un percorso di analisi. Allora risulta sempre più importante (e ora anche urgente, ma non diciamolo a voce troppo alta) aiutare i manager a trovare la forza per fermare la propria disperata corsa quotidiana per fare il punto su che cosa sono diventati. E soprattutto su dove vogliono andare.
Quello che il buon senso predica è spesso una pratica poco sperimentata anche nelle aziende che hanno i programmi di formazione più all'avanguardia. Quello di cui abbiamo bisogno spesso non sono momenti dedicati all'acquisizione di competenze. Ma momenti dedicati a prendersi cura di noi. In quanto esseri umani.
Per questo con CFMT abbiamo costruito un ciclo di tre incontri, dal titolo “Conosci te stesso. Tre laboratori di sviluppo personale” che sviluppano proprio questo obiettivo: condurre i partecipanti a riflettere su loro stessi, con lo scopo di originare dei primi passi verso piani di sviluppo personali.
Tre workshop che vogliono offrire strumenti di ispirazione e light assessment personale per affrontare alcuni temi centrali nella costruzione di un percorso sempre più consapevole di sé e del proprio sviluppo personale, come manager e come essere umano.
Tre sono le figure attorno alle quali si svilupperanno le riflessioni. Tre figure che rappresentano alcune delle sfide manageriali più impellenti dei prossimi anni.
Il manager imprenditore
Sei un manager conservatore o riesci a mettere in campo e a promuovere nei tuoi collaboratori un approccio imprenditoriale? Sempre di più le aziende richiedono la capacità di esercitare un approccio imprenditoriale a tutti i livelli organizzativi, seppur all'interno di stringenti vincoli dati da policy e burocrazia.
Quali sono le caratteristiche che definiscono un manager imprenditore? Controlla o si fida? Esegue o improvvisa? Deve o vuole? Tante sono le dicotomie che si affrontano quando viene richiesto di oscillare fra l’essere un gestore e un imprenditore. Affrontare queste dicotomie è un primo passo per trovare la propria via all'essere un manager alla guida di team intraprendenti.
Il manager costruttore di senso
Cosa sto a fare qui e perché? Quale è il disegno che ho creato fino oggi e come questo influenza il mio domani? Una delle competenze chiave di ogni manager contemporaneo è quella di diventare una sorta di autobiografo.
Una competenza che aiuta la narrazione di sé e degli altri per costruire senso. “Non è possibile unire i puntini guardando avanti, diceva Steve Jobs; potete solo unirli guardandovi all'indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire”. O come Karen Blixen ne La mia Africa, che si chiedeva se un giorno avrebbe potuto vedere anche lei la cicogna che aveva disegnato nel via vai indaffarato della vita, come faceva il vecchio di una storia che le raccontavano da bambina? Cosa succede quando si viene a contatto con “50 idee” per narrarsi e narrare gli altri, unendo i puntini?
Il manager energetico
In un mondo così frenetico è sempre più importante imparare a togliere per liberare larghezza di banda mentale. Ogni processo di sviluppo, innovazione, cambiamento, crescita non può che nascere da un decisivo lavoro sulla definizione delle priorità di intervento.
In altri termini, non è possibile fare innovazione, senza condurre i manager a una riflessione su quali siano gli elementi che bloccano o favoriscono un positivo scambio all'interno dei propri team. Paura, senso di onnipotenza, mancanza di fiducia sono tutti atteggiamenti che bloccano l’energia quando addirittura non la consumano. Come gestire il team quando ci troviamo in situazioni di stress, condizione molto frequente e dovuta spesso alla percezione di essere in scarsità? Come costruire quel ciclo virtuoso che ci serve per andare avanti, migliorare, innovare, a volte nonostante tutto e tutti?
Valeria Cantoni